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  Mario Nigro laureato al sole di Toscana MARIO NIGRO


La Laurea


INDICE DELLA BIOGRAFIA
  1. Nato a Pistoia
  2. La madre
  3. Il padre
  4. L'infanzia
  5. Livorno
  6. Adolescenza
  7. Laurea
  8. Mineralogia
  9. Farmacia
  10. Lavoro e matrimonio
La vita universitaria del giovane Mario Nigro è decisamente piacevole. Grazie agli eccellenti risultati conseguiti sia negli studi che nello sport, ottiene il plauso e l’ammirazione dei compagni e, cosa a lui ancor più gradita, delle compagna, aiutandolo in tal modo a superare i complessi maturati durante l’infanzia e l’adolescenza a causa del grave difetto alla voce prodotto dalla palatoschisi.
     Per tale brillantezza mentale e fisica lo chiamano il cannone
     Supera a suon di 30 e lode gli esami della Facoltà di Chimica, ed parte integrante della squadra universitaria del Pisa di Rugby. Partecipa, anche, all’Okey su prato, ma è nel Rugby che esprime tutta la sua rabbia contro la piccola ingiustizia che la vita gli ha riservato fin dalla nascita.
     Da sempre io ero il suo confidente e quindi, involontariamente, sono l’unico depositario della verità tutta su mio padre. Questo confidenzialità tra padre e figlio, assolutamente insolita per quei tempio, iniziò quando mia madre, nel lontano 1959, dovette trovare un impiego. Mio padre stava a casa, a dipingere, e io, per tutto il tempo in cui non ero a scuola, a pranzo e al pomeriggio, durante le vacanze tra Natale e l’Epifania, a Pasqua, tra il 25 Aprile e la festa del Primo Maggio, e poi per tutta l’estate, trascorrevo il mio tempo nella stessa stanza dove mio padre lavorava e io leggevo, o giocavo, o ascoltavo la radio. Ma spesso parlavamo. Specialmente quando alle quattro del pomeriggio uscivamo e camminavamo fino al Monte Stella, collinetta fatta con le macerie della guerra e poi con gli scavi dei cantieri, chiamata anche Muntagnètta de San Sir. Il nome ufficiale era comunque, Monte Stella, perché così aveva voluto l’architetto che l’aveva ideata, dedicandola alla moglie di nome Stella
     Però noi due la chiamavamo La Montagnola.
Così nelle sue biografie esistono diverse versione sul periodo universitario. A me disse per anni che a quei tempi, per timidezza, per un carattere un pochettino schivo, si potrebbe dire alla Cesare Pavese, restava un passo indietro rispetto ai suoi compagni più attivi. Non partecipava alla politica. Era praticamente obbligato ad essere iscritto ai gruppi universitari dal regime come il GUF, ma passivamente. E mi raccontava che in definitiva i componenti di quei gruppi erano i nuclei in formazione della Resistenza al regime stesso.
     Decine di anni più tardi rilasciò versioni diverse a coloro che nei cataloghi delle mostre scrivevano i cenni biografici, e volle accentuare una sua partecipazione attiva.
     Tutto questo, a mio parere, è assolutamente trascurabile, per cui ignorerò ciò che viene riportato nei troppi biografi che hanno presunto di voler scrivere di mio padre. Affermerò invece che in cui c’era un grande anelito libertario, un sentimento di more verso i deboli, gli indifesi, i poveri, derivato dalla cristianità convinta della madre e dal fatto di sentirsi egli stesso un emarginato per il difetto vocale, ma anche un’idea di realizzazione sociale, guidata quindi dallo Stato, affinché fosse lo Stato a guidare la lotta contro le ingiustizie sociali e umane.
     In ogni caso presentò un autoritratto alle mostre del GUF nei primissimi anni Quaranta.
     Finalmente, nel 1941, si laurea, esattamente lo stesso giorno in cui si laurea in Ingneria il Braschi, suo grandissimo amico nonché uno dei più apprezzati ingegneri del dopoguerra, che lavorò anche al progetto di note piscine del milanese e di altre importanti opere.
     Chissà se era vero, come affermava egli stesso, che una laurea in Chimica, in tempi di guerra, servisse a ben poco. Sicuramente l’avrebbe portato lontano, sia dagli affetti avvolgenti della sua immensa famiglia (il fratello maggiore e la l’amatissima sorella Giovanna stavano da tempo sfornando quasi un figlio all’anno), sia soprattutto dalla madre, che lo teneva stretto alle gonne quasi fosse ancora un infante, sia sarebbe finito lontano dal mare, dalle lente afose giornate estive che a Livorno vanno da maggio a ottobre, le mattine a traccheggiarsi in uno stabilimento balneare o in una spiaggia libera, i pomeriggi alla pinetina a giocare a calcio coi ragazzi, la sera davanti a un piatto di patate fritte e dalla finestra l’alito caldo dell’estate.
     E poi all’Università di Pisa era talmente stimato, che ottenne l’incarico di Assistente presso la Facoltà di Mineralogia.


Gianni Nigro





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